enzo e raffaello bassotto
NATURE MORTE
Vittorino Andreoli

Incipit
+ Si possono fare delle splendide fotografie dell'orrore. E così si mescolano due termini che all'apparenza sembrano antitetici: bello e orrido. Un insieme che richiama alle chimere e ai mostri. Le immagini fotografiche dei fratelli Bassotto sono un documento straordinario e come sempre in questi casi si fa fatica a dare ordine alle impressioni e a trasferirle in idee che si devono poi stendere rispettando grammatica e sintassi. Impressioni contraddittorie poiché subito si mescola l'uomo al mostruoso e si scopre che il mostro è semplicemente un uomo. Si pensa alla scienza, si salgono le scale dell'antico palazzo Giuliari sede del Museo di Storia Naturale di Verona, dove questi reperti, feti anomali, erano
dapprima esposti, ora dimenticati in un deposito. Cambiano le sensibilità e anche i paradigmi di lettura, per cui una cosa può diventare e suggerire qualsiasi considerazione fino a domandarsi se sia opportuno mostrarla e mostrarla sub spoecie aestetica.

Il positivismo
+ Credo che occorra storicizzare i reperti divenuti immagini fotografiche e riportarli dunque dentro il positivismo, quella concezione filosofica e scientifica che aveva deciso di fondarsi solo sui fatti, sulla documentazione, convinta che fare scienza equivalesse ad analizzare le cose, qualsiasi esse siano. È l'atmosfera in cui si situa tutta la classificazione della Botanica e dell'Anatomia. In cui nascono i giardini zoologici e gli orti botanici o per lo meno che assurgono a dimensione e a perfezione d'eccezione. Il periodo in cui nascono i teatri di fisica per mostrare gli eventi che la meccanica e soprattutto l'elettricità producevano. Una visione della natura che fa spettacolo, come andare in un viaggio che si fa avventura e che permette di scoprire cose solo prima immaginate. È il periodo anche delle grandi scoperte geografiche che non si limitano ai grandi viaggi e a reperire continenti, ma ad analizzare particolari.
Il positivismo ha prodotto una messe di osservazioni e semmai, lo possiamo dire, non è stato capace di sintesi forti. Come se la scoperta fornisse materiale con tale rapidità da impedire una sistematizzazione. In questa scenografia si ritrova anche il patologico, il lusus naturae, quello strano che si notava di tanto in tanto e allora per una corretta documentazione si deve conservarlo perché poi si potranno fare classificazioni come risultato di confronti e comparazioni attente.
Ecco come nasce la teratologia, la scienza del mostruoso o del diVorme. Una attenzione per ciò che si allontana dalla regola, dalla norma.
Se durante la gravidanza si forma un feto che poi nascerà con le caratteristiche di un bambino sano, talora questo processo si interrompe e nascono dei feti strani, rotti, distorti, mostruosi appunto.
Talora vengono alla luce in quelle condizioni e allora si sono creati sempre nell’Ottocento degli istituti in cui tenerli, anche qui delle città mostruose. Un termine che non toglie anzi aumenta il merito di istituzioni come il Cottolengo per citare la più nota.

La b iologia + La teratologia ha avuto una grande importanza nello sviluppo della biologia poiché è servita ad indagare i percorsi anomali e cercare di capirne le cause. Uno stimolo che è servito, come sempre, a comprendere meglio i processi naturali. Dominava allora la natura: un termine che si caricava di significato filosofico come riferimento a ciò che natura non era o addirittura che vi andava contro: contro natura. Un termine assolutizzato anche se astruso. Rappresentava un bisogno per poter classificare appunto. Lo stesso ruolo di "normale", per poter definire la follia. Successivamente questi riferimenti fissi e immutabili sono stati criticati da una visione più dinamica in cui sia il normale che il folle si mescolano e si temporalizzano. E così il naturale si embrica con l'artificiale che si nasconde dentro la natura.
La tecnologia ha cambiato la natura fino a rendere irriconoscibile e nemmeno immaginabile una natura incontaminata, vergine, pura. Astrazioni che non hanno nulla a che fare con la storia dell'incontro uomo-natura e gli interventi che l'hanno assoggettata a lui e spesso falsata e deteriorata.
nsomma il difetto, il mostruoso entra nella dialettica continua tra processo normale e il patologico, tra risultato accettabile e malato. I reperti che vediamo oggi nelle fotografie dei Bassotto sono servite a capire le cause della interruzione di una gravidanza: cause esterne al feto oppure interne parte della organizzazione della crescita. Dei geni noi oggi diremmo e della loro alterata sequenza. In fondo in un linguaggio diVerente questi reperti raccontano lo stesso sforzo di leggere il processo di crescita: quel misterioso percorso che in nove mesi conduce due cellule a costituire un bambino: una serie di passaggi che possono essere male guidati o condotti da una regia irregolare. Ecco il mostro.
Gli acefali, senza cervello, i siamesi, gemelli attaccati con parti di soma in comune. Le alterazioni della palatoschisi di cui il labbro leporino ne è una espressione non grave. E da questo tipo di raccolte (collezioni) si è capito che anche la mostruosità ha una propria normalità nel senso che non si presenta con gradi di libertà enormi, ma le malformazioni si ripetono e si limitano ad alcune forme. E da qui allora la indicazione di vie maestre che meritano attenzione e dunque la ricerca di cause più specifiche. Insomma desidero sia chiaro che questi reperti non sono giochi della perversione o più semplicemente delle curiosità e di un collezionismo perverso, ma elementi di una scienza che oggi appare grossolana, ma allora era essenziale. Tra la analisi del movimento della terra attraverso il Pendolo di Foucault e la fotografia a sequenza dei satelliti c'è un abisso, ma il pendolo merita un posto in un museo e nella memoria dell'uomo che è il museo personale di ciascuno.

Anche questo è un uomo
+ Per me questi "vasi" fotografati sono urne e nell'insieme costituiscono un cimitero. Sì, perché anche questi sono uomini, parte di questo strano animale che calpesta la terra da qualche millennio. Sono vissuto da sempre dentro i manicomi, nelle carceri tra gente che ha ammazzato magari la sola persona cara che aveva. Sono stato insieme a chi si è ammazzato o ha tentato di farlo con diversi mezzi, rapidi o lenti e sempre si trattava di uomini e condividevo storie umane anche se avevano una sequenza strana e seguivano un percorso che sembrava disumano.
Si sono fatti molti tentativi per dire che il matto non è uomo, che il criminale è un quasi uomo e che un ospite del Cottolengo era semplicemente un vegetale. Ho sempre trovato non solo le stimate dell'uomo, ma anche delle espressioni talora esemplari da annotare perché insegnavano qualcosa. Ho imparato più dai miei matti che da tanti sani, privi di interesse, insiemi di incoerenza e di turpitudine.
Faccio fatica a seguire le ideologie che cercano di dipingere di animale e di togliere anche la parvenza umana a qualche razza, a qualche cultura lontana. È stata la volta degli ebrei, degli slavi, degli omosessuali: categorie che hanno conosciuto la mostruosità dei campi di sterminio nazista. Poi la volta dei colori della pelle, dei neri, degli uomini di rame sterminati dai plotoni del generale Custer.
Anche questi sono uomini e non una somiglianza soltanto. Non si può buttare nelle immondezze chi ha un corpo distorto o asimmetrico, nemmeno chi appare limitato nelle capacità logiche, potrebbe esser un ottimo musicista. Mi indigno ogni volta che qualche uomo definisce non uomo il proprio nemico. Un procedimento per renderselo disumano e eliminarlo senza pudore e senso di colpa.
La storia dell'umanità è piena di esclusione: Cristoforo Colombo regalava le donne del nuovo mondo agli amici e alcune le portava con sé per mostrarle e mostrarne gli atteggiamenti alla vecchia Europa corrotta a quel tempo dalle grandi monarchie. La schiavitù si è fondata sulla convinzione che un nero non fosse un uomo, ma una sorta di vacca da stalla. La categoria della mostruosità è pericolosa poiché la si può riempire di tutto, persino della saggezza e della onestà e si possono mandare al rogo coloro che hanno il difetto di non condividere la mostruosità dei regimi e del potere. Se proprio la si vuol tenere attiva, bisogna allora ricordare che ci sono dei mostri visibili, del corpo, e quelli che non si vedono poiché sono mostri nelle idee e negli aVetti. Mi piacerebbe che i Bassotto fotografassero la mostruosità dalle belle maniere, quella che sembra persino perbenismo e eleganza.

Il gusto dell'orrido
+ Non sarebbe la prima volta nella storia che, dopo un periodo di raYnato senso estetico, dentro una concezione del bello come armonia, come decorazione, si scatena il gusto del drammatico e dell'orrido, del mostro inteso come rottura di ogni estetica che si voglia presentare come legge e persino come ordine geometrico e matematico. Si potrebbe addirittura sostenere che dopo un tale periodo è sempre seguita un'antitesi, una visione per certi versi opposta.
Si pensi al barocco verso il classicismo, all'espressionismo nei confronti del realismo e il macabro nei confronti dell'eleganza della pittura del Settecento. I trionfi della morte scheletrica verso il delirio della bellezza del corpo femminile. Quando osservo l'arte raggiunta dalla moda, la raYnatezza dei dettagli, dei tessuti, quando mi soVermo sui corpi delle top model così belli da non permettere di essere toccati perché non si rompano come vasi unici di Murano, capisco la voglia di insudiciare di merda il corpo di ogni giorno e di ogni uomo e donna. Capisco la voglia di ineleganza, il minimalismo sciatto, il desiderio di provocarsi ferite o di abbruttire la cute con osceni tatuaggi. Del resto quella moda è una follia per la maggior parte delle persone e dei corpi, e dunque viene voglia di ribellarsi e di spaccare tutto fino all'antimoda. Ai corpi nudi della bellezza sterile opporvi i corpi anores- sici o quelli che scoppiano di adipe in una deflagrazione che contrasti la leggerezza di un paso doble da grande camminatrice di passerella
dell'inutile. In una tale opposizione, in gran parte viscerale, capisco il rischio che reperti scientifici quali quelli che sono giunti a noi possano essere visti come prodotti volgari di una fiera dell'antiestetismo o della voglia di orrido. Lo capisco ma non mi spaventa poiché si tratterebbe di un segnale di cambiamento del gusto che vuol dire sempre anche del comportamento, della maniera di vivere e di rapportarsi l'uno all'altro. Sono semmai scandalizzato dalla rappresentazione della violenza come gesto, senza un senso sia pure distruttivo, come sangue e morte. Ogni espressione se si fa senso e cultura non mi spaventa, mentre lo spettacolo senza riflessione e senza una motivazione se non di sfasciare e di non rispettare, mi fa paura. La violenza come violenza pura, come liberazione inconsapevole di
una forza che in quanto esistente si ritiene debba esprimersi, mi rende attonito poiché non permette di pensare e di criticare, cioè di capire.
Se l'estetica è una scelta verso le dimensioni di Francis Bacon invece che del Canova, verso il dramma del nulla invece che della decorazione civettuola e vuota, mi interrogo e cerco di capire, se il tutto diventa spettacolo che paralizza mente e cultura e diventa emozione pura e dunque reazione incontrollata, mi terrorizza. Anche se dovessero perdere una dimensione storica e queste immagini
si facessero parte di un esclusiva scenografia estetica, avrebbero un senso. Sarebbero giustificate se aprissero un dibattito pubblico, o dentro ciascuno di noi, sui paradigmi del "bello" del momento storico che stiamo vivendo, se servissero a domandarci se la violenza cosi spettacolarizzata non sia un segno preoccupante certo del cambiamento del gusto e della voglia di ammazzare per fare opera d'arte. Come riprodurre Bacon sui corpi vivi e dunque deformarli ammazzandoli. Una sorta di manipolazione del cadavere invece che un lavoro faticoso su una pietra che si fa scultura.
Queste immagini non scandalizzano, fanno pensare.


LA BUONA SORTE DEI VIVI
Giancarlo Alciati

Osservando questa collezione di “urne” (come Andreoli le chiama con un pizzico di poesia) fotografate dai fratelli Bassotto, ogni uomo più o meno normale giunto all’età della ragione dovrebbe riflettere su quanto
è stato fortunato appunto a non essere incappato in qualche incidente di percorso nella sua vita intrauterina. Incidenti che si verificano infatti più frequentemente di quanto possano far pensare le statistiche calcolate su parti a termine, ovvero sulle nascite.
Per esempio, prima ancora dell’annidamento nell’utero materno, durante la prima settimana di sviluppo dell’ovulo fecondato, si può verificare una delle molte varietà di anomalie cromosomiche: esse si riscontrano nel 40-60% dei casi di aborti spontanei dei primi sei-sette mesi di gravidanza; gli embrioni ed i feti che saranno poi così abortiti possono avere morfologia più o meno normale (pp. 19/1-28/1) oppure essere gravemente malformati (pp. 31-19/2).
In seconda settimana si può verificare una mola idatiforme totale o parziale (gravidanza priva di embrione o con parziale sviluppo di un embrione non vitale). In terza settimana un’anomalia del processo di gastrulazione (per comprendere questo o altri termini un po’ astrusi si rinvia alla consultazione di un buon testo di Embriologia dell’uomo) può portare ad una regressione dello sviluppo della regione corporea caudale, di cui la sirenomelia (p. 34/1) è il grado estremo. Nella quarta settimana una difettosa o peggio mancata chiusura del tubo neurale primitivo può produrre una inioschisi o una craniorachischisi (feti anencefali delle pp. 6-33); alla anencefelia talora si associa acrania, interessante in misura variabile le ossa della volta cranica (p. 25).
L’elenco completo delle deviazioni dalla normale morfogenesi è lunghissimo e dunque sembra opportuno ometterlo, almeno in parte.
Ma, nell’ambito dell’illustrazione delle foto dei fratelli Bassotto, non si può tralasciare la serie di disturbi delle fasi precoci di induzione del proencefalo noti come oloprosencefalia (causata dal consumo materno di alcool e per questo denominata sindrome alcolica fetale): la gamma dell’oloprosencefalia comprende quadri di varia gravità, che vanno fino alla ciclopia (p. 34/2). Altre sindromi malformative dello sviluppo della testa (e dell’encefalo) possono essere l’idrocefalia semplice (p. 39-2) e quella associata con prosoposchisi (fessura della faccia: pp. 27-35/1).
Infine un cenno va fatto alle mostruosità doppie risultanti dallo sviluppo anomalo di due embrioni, che assumono fra loro rapporti diversi: si tratta sempre di alterazioni assai precoci dello sviluppo (alcune riprodotte nel 1924 da Spemann in esperimenti su uova fecondate di salamandra). Secondo Gedda (p. 274) i “mostri doppi e i fratelli siamesi non sono altro, da un punto di vista biologico, che dei gemelli monozigoti mal riusciti, così come le malformazioni semplici studiate dalla teratologia, rappresentano degli individui singoli mal riusciti”; le forme doppie simmetriche sono quelle più spettacolari, anche perché mettono in discussione la nostra nozione stessa di identità. Tra le duplicità simmetriche si annoverano, tra gli altri, i teratodini (a congiunzione inferiore o congiunzione ad ipsilon) ed i teratopaghi (a congiunzione centrale o congiunzione ad X). Nella pag. 5 compare un feto umano a termine con due capi e due facce simmetriche e bene sviluppate (mostro ipsiloide iniodimo); le pagg. 35/2 rappresentano feti umani a termine raddoppiati dalla regione lombare (psoas) in su (mostri ipsiloidi psodimi); la pag. 37 riguarda due feti umani a termine riuniti per la faccia anteriore del torace (teratopago sternopago) con giunzione centrale o ad X.
Dai trattati di Embriologia umana si apprende come da una singola cellula (l’ovulo fecondato) si forma l’organismo adulto composto da centomila miliardi di cellule; come si può ben immaginare è un processo estremamente complesso, fatto da un’innumerevole serie di passaggi, per ciascuno dei quali può verificarsi un intoppo, un incidente di percorso del tipo di quelli sommariamente elencati. Questi incidenti, come già detto, comportano assai spesso un aborto spontaneo che, se precocissimo, a volte passa inavvertito perfino dalla stessa madre; gli aborti dunque possono essere considerati, con qualche disincanto, come espulsione dei prodotti difettosi dalla catena di montaggio dell’embrione umano: come eVetto finale però così si ha una straordinaria costanza dei processi morfogenetici nell’individuo normale.
Se tutto va bene invece, ed i processi ontogenetici fondamentali rispettano le “leggi cui è subordinato lo sviluppo degli esseri” (v. Morselli, pp. 619-620), l’embrione acquista tutti i caratteri del futuro individuo, diVerendone solo per dimensioni e grado di maturazione di alcune sue parti. Nella nostra specie le istruzioni necessarie per arrivare alla fine del solo primo mese di gestazione vengono dettati da ben venti-trentamila geni: occorre riflettere su queste cifre e sui possibili errori nella trascrizione e nella